Il marchio MINI ha una storia importante e profonda di significato, ha segnato la vita e il modo di pensare e guidare di intere generazioni sino ai giorni nostri. Ma vediamo assieme come il mito del marchio si è diffuso e radicato nel tempo e nelle persone.

La lunga storia di questo marchio parte nel 1959, quando i tempi duri del dopo guerra richiedevano auto piccole agili e che consumassero poco. Sir. Issigonis ingegnere meccanico, intuite le necessità del momento, su richiesta di una casa automobilistica la B.M.C., si mette al lavoro per produrre una vettura con queste caratteristiche. Ne uscirà una vettura che in questo genere avrà ben pochi rivali per quasi 50 anni.
Alec Issigonis, Inglese di adozione, originario dell’isola greca di Paro, acquisì la cittadinanza britannica lavorando alla costruzione di ferrovie in Turchia per conto di società britanniche. In seguito alla crisi petrolifera del Canale di Suez del 1956 gli fu chiesto di riprendere mano ad alcuni progetti di un’utilitaria dai consumi ridotti. Da questa esigenza aziendale nacque nel 1959 la Mini. La trazione anteriore e il motore trasversale del modello, creerà la fama universale del progettista.
La piccola vettura è una due porte costruita dalla B.M.C. British Motor Corporation, poi successivamente da altre case automobilistiche che ne riprenderanno il design, sfruttando il segreto di questa piccola icona, cioè la sua ottimale economia di spazio ed abitabilità interna. Prodotta negli stabilimenti di Longbridge e Cowley, la Mini era anche costruita su licenza in vari altri Paesi, tra cui Australia, Spagna (AUTHI Mini), Belgio, Cile, Italia (Innocenti Mini), Portogallo, Sudafrica, Uruguay, Venezuela e Jugoslavia.
La prima Mini prodotta è conosciuta col nome Mark I, in seguito ha avuto due importanti evoluzioni, la Mark II e la Mark III: Durante la produzione di queste serie furono realizzate alcune varianti della vettura, tra cui versioni familiari come la Mini Countryman e Mini Clubman Estate, alcuni pick-up, van e la famosa versione da spiaggia la Mini Moke. Arrivarono anche le versioni sportive come la Mini Cooper e Cooper S. Queste ultime due avranno un discreto successo come auto da rally, trionfando varie volte al Rally di Monte Carlo. Nel 1969 Mini divenne un marcio a sé stante, la produzione durò sino agli anni ’90.

Nel 1990 il Gruppo Rover apportò alcune modifiche per ragioni di sicurezza ed inquinamento. La scocca venne rinforzata, e il motore adottò l’alimentazione a iniezione elettronica single point con la marmitta catalitica.
Nel 1994 il Gruppo Rover fu acquisito della BMW e la gamma venne aggiornata con motori ad iniezione elettronica multipoint, airbag lato guida, barre antintrusione nelle portiere, cinture di sicurezza con pretensionatore, radiatore frontale, nuovi interni. La gamma fu ampliata con le versioni Classic, Cooper (MK7), Cooper Sport-Pack. La Sport Pack aveva 4 faretti supplementari, cerchi specifici 7×13″, carreggiate allargate, codolini maggiorati, interni in pelle con finiture in radica. La Mini classica uscì di produzione il 4 ottobre 2000, salutata dall’edizione speciale Final Edition che comprendeva quattro modelli: la Seven, la Cooper, la Cooper Sport e la Knightsbridge.
Ci vogliono alcuni anni prima che BMW metta mano al vecchio progetto, per realizzare la prima MINI dell’era attuale. La seconda generazione debutta nel luglio 2001 con la versione Hatch e Hardtop alle quali viene affiancata anche la cabriolet nel 2005. Seguiranno anche le versioni sportive Cooper S e John Cooper Works, realizzate in Italia da Bertone. Le serie R50, R52 e R53 sono prodotte dal 2001 al 2007 con motori 1.6 Pentagon Chrysler-Rover costruito in Brasile dalla Tritec, dotato di iniezione elettronica e sedici valvole comandate da un unico albero a camme, in versione aspirata e sovralimentata da un compressore volumetrico. Le potenze erano di 90 cavalli (One), 115 cavalli (Cooper) e 163 cavalli per la sportiva Cooper S. il restyling del 2004 portò motori con alcuni aggiornamenti, infatti nella MINI Cooper S la potenza aumentò di 7 CV grazie ad interventi al compressore volumetrico, sul sistema di scarico e al cambio dai rapporti più corti, che resero la Mini molto più scattante di prima, strappando un buon 7.2 secondi nello 0-100 con una velocità max di 222 km/h, il kit JCW portò dai 200 CV della pre-restyling a 211 cv con uno 0-100 degno di nota di 6.5 secondi e 230 km/h.

Nel 2007 ha debuttato la terza generazione della Mini. Da questa generazione, Mini torna ad avere una vera gamma di modelli, dato che negli anni seguenti ad Hatch/Hardtop e Convertible si aggiungono la versione familiare Clubman (2008), la Sport Utility Vehicle Countryman (2010), la Coupé (2011) e la Roadster (2012), oltre alle relative versioni John Cooper Works, ora realizzate direttamente dalla divisione sportiva BMW Motorsport.
